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La storia del Battaglione Pallanza

Con questo piccolo approfondimento storico andremo a scoprire quella che è la storia del Battaglione "Pallanza", dalla sua creazione al suo successivo scioglimento. Non sono molte le testimonianze che abbiamo, la sua non fu una storia lunghissima, ma riuscì comunque a partecipare a gli ultimi grandi scontri del Regio Esercito durante la Prima Guerra Mondiale.

 

A cura di Stefano Rossi

Con l’articolo di oggi avrò il piacere di raccontarvi la storia del Battaglione "Pallanza". Essendo un Battaglione nato a guerra in corso, ovvero nell’anno 1917, non è possibile rintracciare notizie legate a prima dello scoppio della Grande Guerra. L’unica notizia che si può reperire è che esisteva già precedentemente un Battaglione alpino con questo nome nato rispettivamente nel 1908 nella caserma Francesco Simonetta a Intra, salvo poi mutare in “Intra” già nel 1909. La nostra storia comincia ufficialmente il 22 maggio 1917 in Valsugana quando, dopo lo scioglimento delle compagnie skiatori, venne a crearsi l’VIII Battaglione al cui interno confluì l’ormai disciolta 22^ Compagnia Autonoma skiatori, dando così vita alla 302^ Compagnia, seguita a sua volta dalla 282^ e dalla 283^. Ufficialmente il nominativo “Pallanza” venne attribuito il 6 giungo quando le rispettive tre compagnie si riunirono.
Inizialmente il Battaglione non vede la prima linea, è destinato a tutta una serie di lavori in Valsugana fino a quando non venne inviato in zona Passo Falzarego, punto dal quale inizia a dare il cambio in maniera alternata alle varie compagnie poste alla difesa della Cengia Martini. Il primo vero battesimo del fuoco avverrà la mattina del 16 settembre quando alle ore 10.18 scoppiarono due camere di mina poste sotto il Sasso Bucato, postazione avanzata formata da un roccione al cui interno il Regio Esercito aveva ricavato ricoveri e appostamenti, e il così detto “Port Arthur” ovvero una postazione di mitragliatrice italiana. Lo scoppio causò una grandissima esplosione che però sconvolse in maniera ridotta le varie trincee della Cengia Martini, che dopo un veloce riassetto furono subito pronte a respingere il possente attacco nemico, sostenuto anche da un forte cannoneggiamento. La 282^, trovatasi in prima linea proprio in quel frangente, riuscì a non scomporsi e a respingere i tentativi nemici di conquistare la linea. L’esito dell’attacco si concluse con soltanto due feriti. Dopo questo primo grande avvenimento, per tutto il mese successivo, presidieranno le varie postazioni adoperandosi per compiere numerosi lavori di fortificazione.
Durante il mese di novembre, invece, le tre compagnie vengono dispiegate nella zona del Montello dando anche questa volta il cambio alle varie truppe presenti nelle linee

 

Dopo aver raggiunto Liedolo il 5 dicembre il Battaglione si dirige in direzione Monte Grappa giungendo a Cason del Coston. Da qui, poi, parteciperà ad alcune battaglie della ormai nota “Battaglia d’arresto”: il primo vero scontro a fuoco avvenne l’8 dicembre con la difesa dello sbarramento in Val Cesilla per poi il 12, nello specifico la 282^ compagnia, respingere un attacco a Cason delle Fratte. Insieme alla Brigata Cuneo, nella mattina del 14 dicembre, tentano un attacco a sorpresa, senza l’aiuto dell’artiglieria, cercando di riconquistare la linea del Monte Pertica e il Col della Beretta. Nonostante lo slancio iniziale e l’effettiva sorpresa ogni conquista territoriale viene meno, visto le esigue forze in campo e l’alta esposizione, dovendo così ritornare alle postazioni di partenza. Il giorno 18 l’impero austroungarico aveva previsto un grandissimo attacco per cercare di conquistare in maniera definitiva il Monte Asolone ormai presidiato da reparti logori e stanchi. Il Battaglione "Pallanza" è inquadrato all’interno del I/92° sulla dorsale del Monte Asolone. Gli austriaci dopo due iniziali tentativi di sfondamento falliti, grazie ad un alleato inaspettato, ovvero la nebbia, si dirige nuovamente alla conquista del monte che dopo aspri scontri deve essere abbandonato dalle truppe italiane. A nulla valsero i successivi tentativi di riconquista se non a perdere ulteriori uomini e alle 24 dello stesso giorno termina ufficialmente ogni tipo di azione bellica venendo così a cessare anche quella che all’inizio abbiamo definito la “Battaglia d’arresto”. Con la ripresa degli scontri in zona Asolone il Battaglione "Pallanza" effettua alcune sostituzioni in prima linea per poi, il giorno 23 gennaio, scendere nuovamente a Liedolo da dove raggiunse, in seguito, Cittadella e giungendo il giorno 27 a Piano Camuno dove rimase fino al 14 marzo per ricostruire i vari reparti andati distrutti durante i terribili scontri nella zona del Monte Grappa.
Dopo aver sostato a Malonno, il giorno 11 maggio le truppe vennero spostate a Sozzine e raggiunsero di nuovo la prima linea il 24 per partecipare a quella che fu definita “la battaglia bianca”, ovvero la conquista della Conca di Presena e il Montecelli. Il compito del Battaglione "Pallanza" era quello di raggiungere la linea e le postazioni del Castellaccio e del Lagoscuro, sostituendo così le formazioni che si dirigevano all’attacco. Sfortunatamente la marcia d’avvicinamento effettuata nella notte tra il 24 e il 25 maggio si concluse in maniera tragica: la quasi totalità della 282^ compagnia fu travolta da una valanga, probabilmente mossa dai colpi d’artiglieria italiani, alle propaggini del passo di Lagoscuro. Come detto pocanzi la compagnia fu praticamente spazzata via e ad oggi dati certi sul numero di morti purtroppo non ne possediamo anche se, poco tempo fa, due ricercatori - Amerigo Pedrotti e Silvia Musi- dopo un’attenta ricerca, hanno dichiarato che molto probabilmente il numero di deceduti si aggira attorno al 66: questo è un numero plausibile ma ancora, purtroppo, abbastanza ipotetico. Nonostante questa immane tragedia il Battaglione, con i pochi soldati rimasti, riuscì alle ore 6:00 a raggiungere le postazioni previste. L’attacco alla Conca di Presena si svolse al meglio e il "Pallanza" si sposta nella Conca di Mandrone per continuare a mantenere attivi i rifornimenti per i vari reparti occupati in prima linea. Al termine degli scontri, dopo aver raggiunto tutti gli obbiettivi prefissati, l’elogio all’interno del bollettino giornaliero non può mancare rimanendo però stupiti dal fatto che il triste evento della valanga non venga minimamente citato, forse superato dall’importanza delle conquiste ottenute.

Recupero di alcune salme dopo una valanga

Dopo questa azione vittoriosa il Battaglione "Pallanza" venne spostato in riserva divisionale a Ponte dei Buoi da dove poi raggiungerà la zona del Monte Tonale, luogo nel quale dispiegherà le sue compagnie tra l’omonimo monte, Cima Cady, e Conca Serodine. Dopo aver ricevuto il cambio dal Battaglione Val Camonica ed essere impiegato in zone secondarie del fronte, il giorno 3 agosto entra alle dipendenze del VI° Raggruppamento, ritornando così a Sozzine pronto nuovamente ai prossimi scontri armati. L’obbiettivo dei successivi attacchi è quello di conquistare le quote 2432 e 2545 della Cresta dei Monticelli, l’attacco era previsto nel pomeriggio del 12 agosto. Dopo aver bivaccato nella neve, la sera dell’11 gli alpini partirono, immersi nell’oscurità cercando di raggiungere e scavalcare il Passo Paradiso. Dopo aver raggiunto le postazioni di partenza si misero in attesa dell’ora X, ora che avrebbe sancito lo scoppio della battaglia. L’attesa fu snervante, il tempo passò lentamente, c’è chi per ingannare l’attesa scrisse quella che potrebbe essere l’ultima lettera alla propria amata o alla propria famiglia, alle ore 17:00 finalmente si poté procedere per andare all’assalto. Non appena i soldati si sporsero e iniziarono l’avanzata furono subito inghiottiti dal fuoco delle mitragliatrici austriache e dai vari colpi di moschetto che provenivano dalle salde postazioni difensive. L’attacco non sortì gli effetti sperati, le artiglierie non erano riuscite a scalfire le linee difensive, a nulla valsero i tre successivi attacchi, se non a ottenere solo ulteriori perdite. Dopo i fallimentari tentativi di attacco l’azione venne definitamente annullata.
Questa fu l’ultima vera azione che vide protagonista il Battaglione "Pallanza", da qui fino a fine guerra; infatti, salvo dei brevi passaggi in prima linea, compirà prevalentemente azioni di sorveglianza e lavori di fortificazione.
Al termine della guerra il Battaglione verrà sciolto, nello specifico si scioglierà nel 1919, salvo poi, a differenza della prima volta, non venire più ricostruito. Le informazioni relative a questo Battaglione non sono molte, di lui se ne parla poco anche nelle poche righe in cui compare nei libri, ma non è questo un motivo per non poterne narrare le gesta e raccontare questi piccoli, ma allo stesso tempo considerevoli, avvenimenti storici legati alla sua storia e spero, nel mio piccolo, che tramite questo piccolo approfondimento siate riusciti a venire a conoscenza di tutte le vicende legate a questo Battaglione alpino della Prima Guerra Mondiale.

*Tra tutte le compagnie skiatori create durante il primo conflitto mondiale la 22^ è una di quelle meno conosciute, nonché una di quelle, se non l’unica, di cui si sanno veramente pochissime informazioni. Dai pochi documenti a disposizione si evince come questa compagnia fosse si autonoma, ma facente parte della 4^ Armata, impiegata nel fronte dolomitico. Quindi supposizione vuole che, prima del loro effettivo scioglimento in data 15 maggio 1917, questa compagnia combattesse proprio nel settore dolomitico.
 
BIBLIOGRAFIA
-Vittorio Martinelli, Guerra alpina sull’Adamello 1917-1918, Bolzano, Vittorio Martinelli e Danilo Povinelli, 1996
-Luciano Viazzi, I diavoli dell’Adamello, Milano, Mursia Editore, 2019.
-Paolo Pozzato, Paolo Volpato, Luciano Favero, Monte Grappa giugno 1918. Nelle memorie italiane e austro-ungariche,Bassano del Grappa, Itinera progetti, 2018
-Carlo Meregalli, Grande Guerra sul Grappa, Bassano del Grappa, Tassotti Editore, 2008
-Basilio di Martino, La guerra di mine sui fronti della Grande Guerra, Novale, Gino Rossato editore, 2017

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